lunedì 2 agosto 2010

CHRISTMORPHOSIS video

Recensione Holy Metal [5,5/10]

Gli Stige sono un’onesta brutal death metal band italiana, di Taranto per la precisione, capitanata dal membro fondatore e batterista Peppone.
Il disco che oggi recensiamo è il terzo lavoro della band, un EP di sei pezzi che esce ben tre anni dopo il demo CD “Vortex”, targato 2006.

Descrivere la musica proposta dai nostri è piuttosto semplice poiché i pezzi risultano derivativi e debitori a classici gruppi death come Six Feet Under o Cannibal Corpse.
Purtroppo però, sin dalla prima traccia ci si rende conto che il riffing non è molto ispirato, ed in generale la qualità della costruzione dei brani risulta ben distante dal songwriting dei mostri sacri sopraccitati. L’attenzione viene risvegliata saltuariamente quando gli Stige schiacciano un’po sull’acceleratore, ovvero quando la loro proposta sfocia in lidi thrash prima maniera (Kreator docet),
ma in generale l’ascolto dell’intero EP trascorre senza grandi sussulti.
Anche la produzione non rende giustizia ai momenti buoni dell’album, e tende ad appiattire ulteriormente le canzoni.
Gli Stige sono in giro ormai dal lontano 2001 ed indubbiamente ad ogni nuova uscita mostrano miglioramenti, ma non penso che questo Ep possa far gridare al miracolo nessun metal head, compresi coloro che si nutrono di death dalla mattina alla sera.
Un plauso personale va comunque tributato a tutta la band, che da quasi dieci anni si sbatte nell’underground italiano, collezionando live show in giro per lo Stivale.

“Rimandato” è il giudizio finale in merito a questo lavoro, attendendo che questi ragazzi arrivino presto ad un primo LP più maturo e compatto.

Recensione UndergroundZine [62/100]

Gli Stige difendono il buon nome del brutal death attaccando le vostre orecchie con 6 pezzi caratterizzati dal songwriting piuttosto semplice ma efficace, alternando sapientemente slow, mid e up tempos. Il disco è suonato bene, bei soli di chitarra in linea col genere e voce assolutamente cavernosa dalla quale è difficile comprendere anche una sola parola, ma sembra mancare quella cosa che troppo spesso difetta ai gruppi death, cioè un momento che lasci il segno. Mi spiego meglio: alla fine del disco vi sarà difficile distinguere nella vostra memoria una canzone dall’altra o un passaggio che vi ha colpito in particolare. Il death metal non è notoriamente votato al ritornello commerciale, ma quando si ascoltano Obituary, Morbid Angel, Sinister, Cannibal… qualcosa resta sempre. Non si tratta comunque di una bocciatura, indubbiamente gli Stige hanno le qualità per poter migliorare e ai fan del metal estremo il disco può sicuramente piacere.